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prende compiuta gioia, ma nel suo aspetto contentan la loro vaghezza. 14. Per che dire si può che Dio non vede, cioè non intende, cosa alcuna tanto gentile quanto que- sta: dico cosa alcuna, in quanto l altre cose vede e distin- gue, come detto è, veggendosi essere cagione di tutto. Oh nobilissimo ed eccellentissimo cuore, che ne la sposa de lo Imperadore del cielo s intende, e non solamente sposa, ma suora e figlia dilettissima! Letteratura italiana Einaudi 113 Dante Alighieri - Convivio CAPITOLO XIII 1. Veduto come, nel principio de le laude di costei, sottilmente si dice essa essere de la divina sustanza, in quanto primieramente si considera, da procedere e da vedere è come secondamente dico essa essere ne le cau- sate intelligenze. 2. Dico adunque: Ogni Intelletto di là su la mira: dove è da sapere che «di là su» dico, facendo relazione a Dio che dinanzi è menzionato; e per questo escludo le Intelligenze che sono in essilio de la superna patria, le quali filosofare non possono, però che amore in loro è del tutto spento, e a filosofare, come già detto è, è necessario amore. Per che si vede che le infernali In- telligenze da lo aspetto di questa bellissima sono private. E però che essa è beatitudine de lo ntelletto, la sua pri- vazione è amarissima e piena d ogni tristizia. 3. Poi quando dico: E quella gente che qui s innamora, discen- do a mostrare come ne l umana intelligenza essa secon- dariamente ancora vegna; de la quale filosofia umana se- guito poi per lo trattato, essa commendando. Dico adunque che la gente che s innamora «qui», cioè in que- sta vita, la sente nel suo pensiero, non sempre, ma quan- do Amore fa de la sua pace sentire. Dove sono da vedere tre cose che in questo testo sono toccate. 4. La prima si è quando si dice: la gente che qui s innamora, per che pa- re farsi distinzione ne l umana generazione. E di necessi- tate far si conviene, ché, secondo che manifestamente appare, e nel seguente trattato per intenzione si ragio- nerà, grandissima parte de li uomini vivono più secondo lo senso che secondo ragione; e quelli che secondo lo senso vivono di questa innamorare è impossibile, però che di lei avere non possono alcuna apprensione. 5. La seconda si è quando dice: Quando Amor fa sentire, do- ve si par fare distinzione di tempo. La qual cosa anco [far si conviene, ché], avvegna che le intelligenze separa- Letteratura italiana Einaudi 114 Dante Alighieri - Convivio te questa donna mirino continuamente, la umana intelli- genza ciò fare non può; però che l umana natura fuori de la speculazione, de la quale s appaga lo ntelletto e la ragione abbisogna di molte cose a suo sustentamento: per che la nostra sapienza è talvolta abituale solamente, e non attuale, che non incontra ciò ne l altre intelligen- ze, che solo di natura intellettiva sono perfette. 6. Onde quando l anima nostra non hae atto di speculazione, non si può dire veramente che sia in filosofia, se non in quanto ha l abito di quella e la potenza di poter lei sve- gliare; e però tal volta è con quella gente che qui s inna- mora, e tal volta no. 7. La terza è quando dice l ora che quella gente è con essa, cioè quando Amore de la sua pace fa sentire; che non vuole altro dire se non quando l uomo è in ispeculazione attuale, però che de la pace di questa donna non fa lo studio [sentire] se non ne l atto de la speculazione. E così si vede come questa è donna primamente di Dio e secondariamente de l altre intelli- genze separate, per continuo sguardare; e appresso de l umana intelligenza per riguardare discontinuato. 8. Veramente, sempre è l uomo che ha costei per donna da chiamare filosofo, non ostante che tuttavia non sia ne l ultimo atto di filosofia, però che da l abito maggior- mente è altri da denominare. Onde dicemo alcuno vir- tuoso, non solamente virtute operando, ma l abito de la virtù avendo; e dicemo l uomo facundo eziandio non parlando, per l abito de la facundia, cioè del bene parla- re. E di questa filosofia, in quanto da l umana intelligen- za è partecipata, saranno omai le seguenti commenda- zioni, a mostrare come grande parte del suo bene a l umana natura è conceduto. 9. Dico dunque appresso: «Suo essere piace tanto a chi liele dà» (dal quale, sì co- me da fonte primo, si diriva), «che [in lei la sua virtute infonde] sempre, oltre la capacitade de la nostra natu-
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